Lo scopo di questo blog è stato quello di analizzare alcuni tra gli elementi più importanti riguardanti la cultura e la storia del medioevo. Qui sono stati analizzati diversi argomenti tra cui la visione che aveva la chiesa riguardo la filosofia, la superstizione e il riso, ma sono anche stati analizzati altri temi come la situazione della donna nel mondo antico e il trattamento che le veniva riservato e anche la posizione che assumeva la chiesa nei confronti degli omosessuali. Naturalmente gli argomenti trattati qui non sono tutti quelli che si possono incontrare durante il corso della lettura del nome della rosa probabilmente non sono nemmeno i più importanti, perciò, per un'analisi completa di questi altri temi, consiglio vivamente la lettura questo libro che ha ispirato il mio blog.
"Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus"
martedì 17 maggio 2016
Pregiudizi allora come oggi
Il medioevo ha lasciato poche tracce sulla sessualità in generale, questo limite è ancora più evidente per quanto riguarda i rapporti tra due persone dello stesso. La condanna morale è sempre stata una costante nella civiltà cristiana medievale. Molto spesso a causa di questo tipo di visione sodomiti, eretici e sovvertitori dell'ordine naturale furono condannati al rogo. Nel mondo antico, i pregiudizi erano legati più alla sessualità in generale che all'omosessualità in particolare. Tutto ciò che risultava al di fuori delle norme matrimoniali e ai fini procreativi era da condannare, sia che fossero pratiche eterosessuali che omosessuali. Questo è anche il motivo per il quale ai monaci veniva imposto il voto di castità e questa è anche la ragione per cui Malachia e Berengrario, due monaci del monastero si impegnavano così tanto ma mantenere segreta la loro relazione agli altri monaci. I due si incontravano soltanto di nascosto in modo da non destare i sospetti degli altri monaci, il loro segreto però viene svelato nel momento in cui Berengrario rimane ucciso e Guglielmo, nel corso delle sue indagini, viene a conoscenza degli incontri segreti dei due uomini.
Una vita di inferiorità e sudditanza
Nel corso della narrazione incontriamo anche l'unico personaggio femminile presente in tutto il libro. Si tratta di una contadine del villaggio che spesso si recava al monastero alla ricerca di cibo per lei e la sua famiglia. Questo personaggio rappresenta perfettamente la condizione della donna nel periodo medievale: timida e riservata, accolta male e altrettanto mal nutrita e vestita. Questo perché la donna, nel mondo medievale, era considerata come un essere inferiore, cosa che era confermata e ribadita dalla chiesa, infatti i Padri della Chiesa definisco la donna "la porta dell'inferno". Ad accentuare la sua posizione svantaggiata contribuiva anche l'educazione, quasi totalmente trascurata in quanto i compiti principali della donna a quel tempo erano le cure casalinghe e la procreazione. Si cercava inoltre di non lasciare mai del tempo libero alle ragazze, in quanto si riteneva che l'ozio fosse un cattivo consigliere. Dalla nascita le bambine venivano viste come una disgrazia e provocavano nei padri l'angoscia per la dote che le avrebbero dovuto fornire. Nonostante alcune donne più forti siano riuscite a liberarsi, in generale la vita che conducevano era decisamente misera.
La posizione della chiesa medievale circa il riso
La chiesa medievale ha sempre adottato un atteggiamento alquanto sospettoso nei confronti della risata. I Padri tendevano ad essere abbastanza cinici riguardo ad esse e tendevano a disprezzare gli spettacoli che miravano a suscitarle, lo stesso Agostino affermò che "finché siamo in questo mondo non c'è tempo di ridere (se non vogliamo piangere dopo)", pur ammettendo che ci sia risata e risata. Secondo Aristotele invece il riso è proprio della natura umana e rappresenta uno di quegli elementi che differenzia l'uomo dagli animali: gli animali non ridono; gli uomini si.
Queste due diverse visioni a proposito del riso possono anche essere riscontrate nel dialogo intrattenuto tra Guglielmo e Jorge, nel quale Guglielmo, citando Aristotele sostiene che il riso non sia peccato. L'anziano frate obbietta, sostenendo che il riso sia in realtà critica, ironia e decostruzione. Questo inoltre distrugge la paura, sulla quale si basa il timore di Dio e quindi la fede. Il dialogo tra i due non si conclude con una vera e propria risoluzione del problema, ma piuttosto con l'ex bibliotecario che non sapendo più cosa ribattere alle argomentazioni di Guglielmo si ritrova a lanciare improperi su Aristotele e nei confronti del suo interlocutore.
Queste due diverse visioni a proposito del riso possono anche essere riscontrate nel dialogo intrattenuto tra Guglielmo e Jorge, nel quale Guglielmo, citando Aristotele sostiene che il riso non sia peccato. L'anziano frate obbietta, sostenendo che il riso sia in realtà critica, ironia e decostruzione. Questo inoltre distrugge la paura, sulla quale si basa il timore di Dio e quindi la fede. Il dialogo tra i due non si conclude con una vera e propria risoluzione del problema, ma piuttosto con l'ex bibliotecario che non sapendo più cosa ribattere alle argomentazioni di Guglielmo si ritrova a lanciare improperi su Aristotele e nei confronti del suo interlocutore.
Galli e gatti neri
Durante questo periodo, il quale era caratterizzato da un forte sentimento di precarietà e di insicurezza, gli uomini trovavano conforto e speranza soltanto nella fede, nonostante questo si trattasse di un sentimento religioso estremamente semplice ed ingenuo, pieno di superstizione e false credenze, in quanto la religione cristiana in questo periodo risultava affrettata e superficiale. Quando la gente non sapeva come affrontare qualcosa di sconosciuto, si rivolgeva alla magia. E' in questo periodo che nasce la paura delle streghe. Questo tema viene anche affrontato nel libro nel momento in cui un inquisitore, Bernardo Gui, arriva al monastero e trova Salvatore in compagnia di una ragazza del villaggio e notando la presenza di un gallo nero vicino ai due decide di accusarli di essere cultori di riti satanici e di conseguenza i responsabili delle numerose morti all'interno dell'abbazia. In seguito a questo avvenimento e dopo svariate torture che costringono l'ex dolciniano a confessare, Salvatore e la ragazza, la quale viene accusata di essere una strega, vengono dichiarati colpevoli e condannati al rogo.
lunedì 16 maggio 2016
La filosofia all'interno del nome
Il titolo del libro richiama il motto nominalista che chiude il romanzo: "Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus" - La rosa primigenia [ormai] esiste [soltanto] in quanto nome: noi possediamo nudi nomi - nel senso che come sostenuto dai nominalisti, non possiamo cogliere l'essenza delle cose, diversamente di quanto sostenuto da Aristotele e dalla dottrina cattolica di San Tommaso D'Aquino. Il titolo, inoltre, rimanda implicitamente ad alcuni temi centrali dell'opera. La frase "Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus" ricorda anche il fatto che di tutte le cose alla fine non resta che un puro nome, un segno, un ricordo, così infatti è per la biblioteca e i suoi libri distrutti dal fuoco e per tutto il mondo conosciuto dal giovane Adso. Tutta la vicenda narrata è un continuo ricercare segni come si nota nella frase "libri che parlano di altri libri" e come suggerisce lo stesso Eco nelle Postille al nome della rosa. Le parole e i "nomi" attorno a cui ruota tutto il complesso di indagini, lotte, rapporti di forza, conflitti politici e culturali.
Introduzione
Il nome della rosa è un romanzo di Umberto Eco, pubblicato per la prima volta nel 1980. Il racconto è ambientato in un monastero medievale. Durante il corso della storia il protagonista Guglielmo da Baskerville, aiutato dal novizio Adso da Melk, incontrano diverso altri personaggi nel tentativo di scoprire l'identità dell'assassino di Adelmo da Otranto: il primo novizio ad essere ucciso all'interno del monastero. L'assassinio di questo novizio è il motivo della venuta di Guglielmo. Il suo compito è quello di risolvere il mistero all'interno dell'abbazia. In questo blog andremo brevemente ad analizzare alcuni temi presenti all'interno del libro.
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